Suggeritomi in un periodo di completa ricostruzione della mia persona, Shantaram è ad oggi il primo ed unico romanzo di Gregory David Roberts, nonostante l’autore sia alle prese con il sequel da diversi anni. Si narra che la stesura dell’intero volume sia cominciata durante il periodo della prigionia dell’autore. Composto da circa 1200 pagine, nell’edizione italiana, il libro racconta le vicissitudini – presumibilmente autobiografiche – di un latitante costretto a ricostruire la propria vita a Bombay. Assoldato dalla mafia locale, Lin (ribattezzato così da quella che inizialmente è soltanto una guida locale), dopo aver perso tutto e trascorso come medico alcuni anni in uno slum, vivrà avventure di tutti i tipi, fino a partecipare alla guerra in Afghanistan per un senso del dovere e venerazione verso quello che per lui sarà una sorta di padre adottivo, nella ricerca di una pace interiore che forse non raggiungerà mai. Prescindendo la tipologia delle prove che dovrà sostenere, ciò che risulta evidente sin dalle prime battute è la vita che si respira in un paese particolare come l’India, suggestiva oltre ogni modo, di uno sfondo denso sotto qualsiasi sfumatura. Tuttavia non è tanto la trama in sé a destare ovvio interesse, ma la profondità dei legami e di molte delle considerazioni che si possono estrapolare dai dialoghi e dalle riflessioni fra i diversi personaggi che nutrono l’intero universo di Shantaram. Inoltre, una caratterizzazione certosina dei protagonisti, affascina costantemente e rapisce durante la lettura e spinge a chiedersi quali saranno le evoluzioni di ognuno di loro. Vi è una costante crescita nei rapporti che nasconscono fra Lin e i personaggi che di volta in volta impara a conoscere: Prabu, Vikram, Modena, Khaled, Nazir, Abdullah, Didier, Karla e Khaderbai, solo per citare i più presenti, sono un mondo nel mondo di suggestioni che si avvertono sulla pelle pagina dopo pagina. Perché Shantaram, prima ancora che un romanzo di un’avventura evidentemente autobiografica, è sostanzialmente l’intrinseca capacità di Gregory David Roberts di far vivere sulla pelle del lettore ogni emozione che la vita – tra pugni e carezze – riesce a suscitare.
Dunque un acquisto non dovuto, ma davvero obbligato.
Vi auguro un buon viaggio.
A volte amiamo anche se ci rimane solo un filo di speranza. A volte piangiamo senza lacrime, ma con tutto il nostro essere. In fondo è tutto qui: l’amore e i suoi obblighi, il dolore e la sua verità.
(Gregory David Roberts- Shantaram)
sarà senz’alto la mia prossima lettura 😉
Ottima, ottima idea Ema 🙂
Nulla a che vedere con quel mostro sacro de “Di un amore” del grande Gianni D’ambra!!
<3 ^^ per quanto vorrei già scrivere un'enciclopedia del genere, preferisco farlo con calma, senza vivere la prigione ^^
Con 1200 pagine ci facciamo ben 4 libri da 300…. lo sai che incassi!!
E’ fatta, per questo il prossimo è sempre sulle 300 XD