ogni responsabilità ed infatti, come succedeva quando mi capitava di parlarne con terzi, ponevo come difesa a una scelta forse sbagliata, la mia difficoltà oggettiva
delle cose che finiscono. Come quando da bambino in un bar davanti ad un videogioco, senza più monete, restavo triste a fissare il “game over”
Centinaia di caratteri riversati sul display del notebook. Chat, siti web, posta elettronica. Un mondo nel mondo. In ogni istante, fra milioni di invisibili bytes
somiglia ad un vento leggero che trascina pigramente le foglie che ingombrano le strade. Non volevo affrontarti. Se avessi potuto scegliere, avrei camminato per un
del giorno che preferisco. Amo l’intimità che mi concede. Mi permette di essere me stesso, mentre immagino che tutto il resto del mondo stia riposando