e ne rilevo le ammaccature e i bordi consumati dovuti alla rabbia e al rancore degli ultimi giorni. La maniglia aspetta solo di essere afferrata. E così è, la sento nella mano, la piego e spingo per permettere che la porta si chiuda. Mille flashbacks tornano dal passato e mille volte li ricaccio indietro. La porta è assestata sui cardini ed emette il conosciuto rumore di chiusura. Rilascio la maniglia e giro la chiave. Mi guardo un attimo indietro e vedo le altre che ho chiuso prima di questa. “Non si torna indietro nemmeno questa volta”, mi dico buttando la chiave. E così è, vado avanti per il mio corridoio virtuale ed il passato muore nel presente.

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