Baglioni avrebbe continuato dicendo che si è svegliato già il mercato, ma no, il mercato sotto casa io ce l’ho solo il mercoledì e il sabato.
Il mercato e il via vai delle persone che conosco e non conosco. Spiccioli di gente ammucchiata in una piazza.
I segni del Sabato sera appena trascorso, addosso. Ognuno il suo, ognuno una sua storia, un proprio romanzo.
E mi viene in mente Silvia e all’emozione che ha provato a risentirlo, la paura di ritornare vittima, la voglia di essere carnefice, davanti a quel ragazzo che ha così potere su di lei, ma che sfrutta così male. Le speranze e i desideri prima di addormentarsi, la voglia di ricominciare ed essere migliori, prentedere di più, si di più.
Manuela e i mille problemi con Nunzio che poi spariscono in un abbraccio stretto prima di salutarsi e che tutto cancella. Peccato solo che gli abbracci non durino in eterno.
Bibby e la sua incapacità di mettersi il passato alle spalle, troppo amore da dare, sempre per le persone sbagliate. Come sarebbe bello trovare da subito la persona giusta.
Stella e il primo disastro sentimentale, quello che non sai come gestire e puoi solo sperare e aspettare che passi.
Ilaria, i cuccioli dentro casa e un amico che parla troppo e troppo di sè, dimenticando i bisogni di quella persona che ha davanti e che finisce per annoiarsi e a sperare di restare da sola presto. Poi la testa sul cuscino e i mille vorrei, che si consumano nei sogni che l’hanno accolta e nel risveglio di luce del giorno nuovo.
Francesca e il suo amore nuovo e il risveglio pigro nel pigiama largo, di stufetta e condizionatore, di colazioni fatte di tramezzini o krapfen da Paglia, di un caffè nero non per svegliarsi, di lunghe passeggiate a piedi e pattinate sul lungomare e del desiderio di una vita diversa che le auguro possa essere diversa davvero.
Fulvio e il suo amore difficile, fatto di distanze fisiche più che emotive, delicato ma anche coriaceo, cammina la sua strada come sempre guardando avanti.
Emanuele che sta recuperando le forze dopo il tour de force al ristorante.
Luca grande che sistema casa forse in attesa di qualche novità come uno sul davanzale di una finestra e Luca piccolo che lavora e guarda x-files tra un’entrata e un’altra.
E poi io, io contenitore dei miei pensieri per voi, del mio affetto e della mia malinconia che mi lega alle vostre persone e che vorrei darvi di più o cambiare chissà cosa ma che va così perché non puoi decidere tutto a priori, spesso puoi viverne solo le conseguenze. Quindi io, ancora io, l’incrocio esatto da dove passate tutti, vorrei incastrarvi, ascoltarvi tutti insieme e farvi conoscere, ma conoscere davvero per farvi rendere conto di quanto non siano così distanti i desideri, i sogni e l’empatia di ognuno di noi.
Grazie a tutti per esserci nonostante i differenti ruoli, esisto, anche grazie a voi.
E piango per l’ennesima volta! Perché sei buono, perché ti fai voce non solo del tuo dolore e delle tue gioie, ma anche delle persone che ti circondano.
E sento di volerti bene, davvero. Nonostante non ti conosca concretamente, nonostante non abbia ancora preso un caffè decaffeinato con te, nonostante tutto. Andiamo oltre.