Ho perso persone, gesti, posti.
Ieri sera passavamo ridendo davanti all’Easton. L’Easton che ha chiuso, che ha dato, che si è consumato.
L’Easton che prenderei io, se Andrea non avesse messo tutto in mano all’agenzia ad un prezzo spropositato.
Quante ne sono successe lì dentro. Se quelle mura potessero raccontare.
Avevo si e no vent’anni, quando staccavo dall’aeroporto e andavo a mangiare un boccone con i colleghi, davanti al telone del videoproiettore fisso su All Music.
E la birra e i bruschettoni e le risate e la cameriera/sogno che prendeva le ordinazioni fra i tavoli e che per me aveva sempre un sorriso o una carezza in più, forse perché ero il più piccolo.
Ancora l’Easton nelle sere con Francesca, la prima e poi con Chiara, rimpianto ancora attuale. Fatto di carezze sotto i tavoli, davanti a sguardi troppo poco attenti.
Il cambio di gestione e le prime serate di karaoke a misurare la voce e a sottolineare momenti con le canzoni che sentivo più mie.
L’Easton con Camilla, quando per la prima volta avuto per tangibile l’idea di amore eterno.
L’Easton di Andrea, di un nuovo amico troppo istintivo, ma alla fine con un cuore grande, che ha detto quello che doveva dirmi, qualche mese fa, senza peli sulla lingua, secco e diretto nel solo modo in cui poteva essere.
L’Easton per rifiatare dopo la prima rottura con Stella e per il successivo finale distacco, fatto di musica, birra e cercata malinconia.
L’Easton di quest’ultima Francesca, fatto di sigarette consumate all’esterno, sguardi rubati, abbracci e momenti nascosti sulle serrande esterne.
L’Easton che è un bel ricordo, che si prende tanto e al quale darei indietro tanto.
L’Easton che ho odiato, che ho vissuto, deriso, amato.
Mi piacerebbe stasera, invece dei nuovi giri, andarci, farmi spillare una doppio malto, sedermi al tavolo e guardarmi intorno e ricordare quanto di me appartiene al locale, tra allegria di chiacchiere, musica e occhi vecchi e nuovi da incrociare.
Nostalgia… forse la chiusura del locale è la fine di un’era. I ricordi possono solo riaffiorare, non essere vissuti di nuovo. E forse è un bene, perché rimangono incontaminati…