Dov’è quel ragazzino che disegnava un sole da appiccicare ad un orizzonte celeste? Quello che girava la sigaretta nel pacchetto e sperava che fumandola per ultima esaudisse il desiderio espresso. Che scarabocchiava il diario tra disegni e frasi e che aveva amici e amiche che a loro volta lasciavano segni indelebili di quel tempo insieme durante l’orario di lezione. Quello che passava giornate intere a costruire mondi tra Lego e Pongo, quello della partitella a calcio sotto casa con la gente che si incazzava per il rumore che si faceva. Quello della prima guida in macchina di nascosto, quello che preferiva una Coca agli alcolici. Quello che aveva stretto i denti e si era imposto per la prima volta in casa. Quello che per una questione di principio si è fatto rompere il naso. Quello del primo bacio davanti alle inferriate di scuola. Quello rannicchiato nel letto accanto a mamma e papà. Quello che sfrecciava con uno dei fratelli con una macchina sportiva. Quello che buttava i soldi per i privè nei locali più in voga di Milano. Quello che si è sentito usato e che ha finito per usare. Quello che non pensava più di saper piangere e che invece si è sorpreso più volte nel farlo. Quello che è rimasto notti infinite a fissare i soffitti. Quello che aveva un cuore troppo duro per poter amare ancora. Quello che la fiducia era solo una parola nel vocabolario. Quello che con dieci gocce tentava di sopravvivere. Quello che entrava e usciva da letti senza sapere come vi fosse arrivato. Quello che davanti ad un videogioco ci passava le giornate. Quello che ha ferito sentimenti. Quello che qualche volta ha ceduto il passo solo perché gli sembrava troppo cattivo negarsi. Quello al buio di tapparelle: “oggi il mondo resta fuori”. Quello che non vedeva l’ora di andare via. Quello che aveva capito di avere un’attenzione e una sensibilità maggiore degli altri. Quello che aveva capito che saper ascoltare e parlare dava un ritorno maggiore di tutte le altre attitudini. Quello che aveva scoperto che la vita è a scadenza e che va vissuta non tralasciandola mai, focalizzandosi solo su quello che conta veramente. Quello che aveva scoperto di saper scrivere e raccontarsi per raccontare le storie di tutti.
Scoprire che quello che ero è semplicemente quello che sono, col peso degli anni che si infilano sotto le cognizioni. Nonostante tutto crederci ancora, crederti. Nonostante tutto guardarti accanto a me, osservare i tuoi sguardi e trovare quella verità di intenti che negli occhi degli altri non trovo mai. Ed anche quando non dici nulla, trovo le risposte dalle tue mani, dal tuo contatto, da una gestualità così eloquente. E ieri quando ero lì e ci pensavo e sapevo che lo stavo facendo davvero, pensavo solo a quale sarebbe stata la tua espressione. Che qualunque sarà la mia evoluzione, so che sarai lì a sopportarmi, supportare, questo tizio che non ha pace. Questo è per te, anche se parla prevalentemente di me, di quello che sono stato: è stata soltanto una preparazione per venirti a prendere. Ci ho messo un po’, trent’anni, ma eccomi qui.
amore…ed è ancora lungo il tragitto,hai ancora una vita davanti per dire “quello che sarò”…abbiamo una vita,da trascorrere insieme,per dire “quello che saremo”…noi due…unici soggetti di situazioni,di momenti perfetti,di smorfie e di tutto il resto,che rende il mondo esterno accessorio…
buon giovedì amore,aspettando che arrivi questa sera…ormai la vita è diventata un continuo contare le ore…
…If [I] could, then [I] would,
[I]’ll go wherever [you] will go
Way up high or down low, [I]’ll go wherever [you] will go…
Sei bella vera. Sai dire sempre la cosa giusta al momento giusto, un post cosi`, cercava proprio queste tue parole. Quanto tutto il resto e` superfluo e solo riempitivo per aiutare a passare il tempo tra una pausa e un’altra per riaverci. Quello che siamo noi due e` davvero oltre.. Per questo ieri pomeriggio sono stato cosi` convinto di fare quella cosa. Era davvero ora che ti trovassi Amore mio…