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Cammini la piccola discesa che

non sono nemmeno cinque minuti che sono arrivato, dopo una giornata in cui sei stata dolcissima e presente ogni volta che hai potuto – mi vizi, lo sai e me la godo – finalmente riesco a stringerti. “Dammi un bacio” mi dici dopo averne scambiati a decine. Poi ti chiedo perché oggi ti sei arrabbiata, mentre litighi con la cerniera del giaccone di pelle. E mi racconti del casino per il libro di Baglioni, di come non te l’hanno tenuto da parte e dell’andare quindi con “daddy” a fare dei giri – forte la telefonata a Peppe per smuoverti dal fotografo – e a trovare il romanzo altrove. Sì perché volevi farmi soffrire ma poi non ce l’hai fatta e me lo dai e praticamente lo scarto  mentre guido “senza mani” e tu “tanto sei abituato” e scoppiamo a ridere e lo guardo “devo farti la dedica, ancora, ho portato la penna”, penna che hai lasciato in macchina mia. E poi ti chiedo se il libro che mi hai preso è uguale a quello che ti ho preso anche io e lo prendi da sotto il sedile e così siamo due bambini felici con il loro regalo. Vederti sorridere è la cosa migliore. Una volta arrivati mi “cacci” fuori dalla macchina per scrivermi la dedica e io aspetto e nel mentre mi fumo una sigaretta, prendo la bottiglia di Brut rosé, rientro, tu stai ancora scrivendo e preparo i bicchieri recuperati al John Bull (grazie Claudio). Finalmente ci scambiamo i libri e possiamo leggere le rispettive dediche e sei dolce da morire con la tua. Ti bacio, abbraccio, mi consumi di baci anche tu e brindiamo, ci facciamo tre bicchieri. Mi traffichi nel cofano e ti spiego il trucchetto. Sei tremenda e ci godiamo il nostro tempo. Tiziano in sottofondo, sento caldo/sento freddo, trovi il modo per farmi stare zitto. Poi restiamo così e mi tieni addosso, mi preoccupo sempre di pesarti e tu invece non mi concedi un millimetro nascosta nel mio maglione che ora sa di te. Mi baci, accarezzi, stringi. Parliamo di tante cose e sei tutto, anzi più di tutto quello che io abbia mai pensato di poter provare. Poi scoppi a ridere quando mi alzo, io ti guardo basito. “Che è? Che ti ridi?” E continui a farlo. “Oddio sembri Morgan!” e mi fai scompisciare e ci coccoliamo e non vorremmo rientrare nemmeno questa volta, ma è giusto così, meglio godersi i momenti che abbiamo e sfruttarli al massimo che infarcirli di nervosismo inutile. Lasci che sia amore nel modo che ci è maggiormente naturale possibile e non chiedi nulla. Rientro a casa, mi guardo allo specchio e ho quel sorriso ebete che non sono abituato a vedermi sulla faccia.

…E ho guardato dentro un’emozione e c’ho visto dentro tanto amore
e ho capito perché non si comanda al cuore…
(Vasco Rossi – Senza parole)

2 commenti su “Cammini la piccola discesa che”

  1. amore mio…tralasciamo il freddo che faceva quando t’ho cacciato fuori dalla tua macchina,delle risate mentre leggevo noi due,di te che mi reggevi il bicchiere,e io che volevo fare trentamila cose ma non ci riuscivo…bello che sei…sempre stupendo…e sempre mio…nonostante i cuoricini da dodicenne ihihihihi

    a dopo amore mio:*

  2. tralasciamo il freddo che faceva quando t’ho cacciato fuori dalla tua macchina

    No, ma tranquilla Amore, volevo passarci la serata ^^

    io che volevo fare trentamila cose ma non ci riuscivo

    no, ma non dire cosi`, volevi soltanto: leggere i fogli, bere il prosecco, baciarmi, tenermi la mano, parlarmi e cambiare la canzone, fai tu ^^

    E cmq i cuoricini ci stavano tutti.. dolcissima la tua dedica.. ho apprezzato veramente..

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