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La notte è il periodo

del giorno che preferisco. Amo l’intimità che mi concede. Mi permette di essere me stesso, mentre immagino che tutto il resto del mondo stia riposando e magari sognando.
Sono solo io, con i miei pensieri e i miei bisogni, le mie allegrie e le mie malinconie; io con il silenzio di strada e della mia stanza. Io e i desideri che camminano al passo dei rimpianti. Non mi aspettavo di rivederti così presto.
Credevo, forse volevo, che la prossima volta che ti avrei incontrata sarei stato in grado di gestire ogni cosa senza difficoltà, senza paura di sbagliare qualcosa. Eppure eravamo già li ad affrontarci. La cosa che più di altre mi è pesata, è stata la mancanza di calore nei rari sguardi in cui ci siamo incontrati.
Come se, all’improvviso, ogni istante sereno passato assieme fosse stato rimosso per giustificare il nostro abbandono comune. Un’amnesia.
Ma conoscevo il fine verso il quale mi ero spinto e, soprattutto, conoscevo il segreto del tempo.
E in questa notte dove di stelle c’è n’è solo una ed è nei miei pensieri, in questo cielo notturno ricamato dalle nuvole, ritrovo un senso di serenità, ricordandomi che perderti per viverti è stata la mia scelta, ricordando anche che il tempo ci ridarà la possibilità di viverci tralasciando le insicurezze del trascorso.
Abbandono il cursore a lampeggiare per pochi istanti: brevi fotografie strappate dalla memoria. Flashbacks di quello che è andato e che non ritornerà.
Un vetro rotto riflette la luce in mille modi diversi a seconda dell’angolo in cui lo si guarda. E alla stessa maniera posso guardare quello che è stato da altri punti di vista. Ciò che è passato rimane negli archivi dei ricordi, solo lì puoi riaverlo, andandolo a sfogliare con una vecchia compagnia: la nostalgia.
Ma se è vero che il passato non ritorna, è altrettanto  vero che il futuro spesso ci rende l’opportunità di rivivere le cose non commettendo gli stessi errori.
E’ come scrivere un romanzo di getto. Così come viene, così come lo senti. Sai da dove partire ma non sai ancora come finirà. Ci eravamo lanciati con la foga tipica di chi ha bisogno di credere nei sogni, quelli che sono certi che prima o poi il miracolo si concretizzi, ma i miracoli sono rari e i sogni servono spesso a sminuire quello che abbiamo nelle nostre mani che sembrano sempre troppo vuote.
Un attimo prima ci lanciamo sull’altalena della vita alla stessa velocità per trovarci allungando le mani. Un attimo dopo asincroni, per giustificare scelte che appena realizzate non sappiamo più comprendere.

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