distratti dalle nostre vite, dal nostro trascorso e dalle paure che ci trasciniamo dietro, lo lasciamo lì in attesa, senza farlo entrare. Si chiude un’altra parentesi emotiva e sono qui – come al solito – a tirarne le somme, inanellare la mia verità. Questa volta sono più disteso di altre, perché mi sento responsabile soltanto in parte di quanto è avvenuto, ciò non vuol dire che io non abbia commesso errori, alcuni sono stati davvero enormi, tuttavia essi sono dipesi spesso come semplice reazione ad un reiterare di atteggiamenti non consoni in un avvio di una storia o frequentazione. D’altronde dopo Francesca e prima di Pasticcio, ho avuto altre occasioni per iniziare rapporti e se ciò non è avvenuto, è stato perché non mi sentivo pronto e/o non vedevo chi avevo davanti all’altezza delle mie aspettative. Metterci il cuore, provarci veramente, impegnarmi fino al midollo, sono mie prerogative: non posso vivere di sentimenti blandi, ho necessità che il cuore batta all’impazzata per chi ho accanto e se il battito perde colpi è perché qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Questo post non è un puntare il dito, anzi, è soltanto un razionalizzare le varie vicissitudini che ci hanno spinti in questo addio. Credo di aver fatto molto e credo lei abbia provato a fare altrettanto, nonostante abbia un passato a tratti ingombrante e un’oggettiva mancanza di fiducia nel prossimo fin troppo eloquente. Eppure, non posso non ammettere il coinvolgimento dei primi mesi, dove tutto lasciava ben sperare, dove sembrava proprio amore o forse gli somigliava bene. Stupendo il periodo Natalizio, il primo incontro davanti al pub, le notti passate anche soltanto a parlare, la prima sera che sono andato a prenderla, gli sguardi che emozionavano, disquisire di questa o quella cosa credendoci veramente, quel sembrare di conoscerci da secoli, il pianificare futuro e l’incredibile sorpresa per il mio compleanno: ricordo che terrò ancorato dentro per sempre. Ma ora siamo qui, al bivio che pure se era evitabile ci troviamo davanti, con un’altra porta che si chiude alle spalle per darci accesso a quanto sarà dopo di noi.
Pasticcio, ti auguro sorrisi, sorrisi di quelli veri e spensierati, quelli che forse ti sei negata troppo spesso, per una vita che magari non è stata troppo gentile con te, ma che ha margini di recupero sotto tutti gli aspetti, ti auguro poi le realizzazioni che speri e per le quali ti impegni con tanta meticolosità, infine, ti auguro di essere pronta per l’amore, quello vero, quello che non conosci ancora e che non è legato al tuo passato: buon viaggio della vita, di cuore,
Miele
..Siamo qui,
sembra il primo giorno e noi così,
come di ritorno,
siamo qui..
(Claudio Baglioni – Sembra il primo giorno)
…di quel “Fra’ D.” mi sento un po’ responsabile.. bacio
Tutto è un cerchio. Ne esistono di varie dimensioni, vita stessa compresa. C’è chi si chiude prima, chi dopo ed in alcuni sconcertanti momenti, chi non si chiude per niente…purtroppo.
E quando uno di questi cerchi si chiude, lo si mette in fila coi restanti, come a voler inanellare una seria di braccialetti come ornamento per il proprio vestiario.
A volte è un sollievo, altre un atroce dolore. Ricordi, trascorsi -nuovi e vecchi- elementi che possono far crescere, come logorare. Posso migliorare o far cambiare.
Io credo nel Destino solo per l’incontrarsi, ma per il resto è tutto dipeso da noi. Facciamo un ulteriore bagaglio di questa esperienza…tanto prima o poi con tutte queste valigie un viaggio da qualche parte ce lo dovremmo pur fare, no? 😉
E’ passato, tutto passato 🙂
Sai la mia visione d’insieme delle cose: quello che e’ accaduto e’ importante, assolutamente, ma conta sempre e solo il “da adesso in poi”, perche’ ieri – per quanto emozionante – e’ irripetibile e ulteriore bello, va cercato nel domani e tranqui, il viaggio ci sara’ 🙂
Sai a mio avviso oggi più di ieri starei attenta ai treni che si fermano alla stazione ..ma questo credo sia proporzionale al nostro bisogno di sentirci amati che in certi momenti si acuisce e rende più coinvolgente l’attesa ma anche la conquista perchè questa “terra di mezzo” dove si sta passeggiando riesce con il silenzio che riecheggia nelle stanze dell’anima a farci riflettere sugli errori su le cose fatte ma soprattutto su ciò che vorremmo fosse sulle coccole per noi stessi che abbiamo ricevuto ma anche su quelle che ci aspettano sul modo di darle in genere che ci contraddistingue e contraddistingue i momenti del famoso insieme che si percorre a volte bruciando le tappe a volte lentamente ma quando una porta si chiude un’altra si schiude in noi come a far passare la luce del nostro andare avanti consapevoli senza rancore per il vissuto ma con la voglia di donare ancora..Non fermaarti..baciotto.
Concordo Marina,
fortunatamente sono “programmato” proprio per andare sempre avanti, accettare che le cose non vadano sempre come vorrei – nonostante l’impegno – farne tesoro e guardare “oltre il muro” e andare a prendermi quel che verra’ dopo: l’unici giudice di questo mio viaggio e’ il tempo e io non ho intenzione di perderne 🙂 baciotto a te