Guardo
tra le gocce
rimaste sul vetro
perline souvenir
ricordo di un viaggio
dal cielo alla terra.
Chiudo un occhio
poi l’altro
a prendere la mira
centrandole con lo sguardo.
Ognuna è una lente
con grado e colore diverso.
Dietro il panorama cambia
si gonfia
si storce.
Le cose non sono le stesse…
Le linee dei tetti
le cime degli alberi
l’orizzonte
si muovono a onde
s’incapricciano
si avviluppano
in metamorfosi liquide
di paesaggi fantastici.
Sono chiuso in casa
e dentro me
da un po’ di tempo.
Mali di stagione
malie di un momento
e rimedi di sempre.
Un covo, una tana, un riparo.
Coprirsi, proteggersi,
forse nascondersi.
Dal resto, dal fuori,
da ciò che succede.
Tra i fatti di ieri
le storie di oggi
i dubbi di domani
che spesso si assomigliano tanto.
Ora è comparso persino
uno strappo di sole.
Non abbastanza per rischiarare
e neanche chiarire.
Tutto sommato
se ne può fare a meno.
In questo turno di pomeriggio
si va meglio senza.
Talvolta la pioggia all’esterno
è il posto in cui stai più bene
e più al sicuro.
E poi ti basta sbirciare
attraverso le gocce
e nel silenzio del cuore
e muto osservare
il tuo mondo mutato.
Come ti pare.
Serve solo
un po’ d’acqua di nuvole.