Eravamo lì, non serviva niente, eravamo lì e non sapevo ancora.

Le corse in mezzo al grano, le risate sconnesse, le notti sotto le stelle buttati sui campi, i fuochi d’artificio che ancora mi spaventavano. Volevo essere come te, tale e quale, eri forte, eri simpatico, affascinante, pieno di tutto quello che io non avevo. Mi piaceva come ti muovevi, come sorridevi, come eri sicuro in quello che esponevi. Mi piacevano pure i tuoi silenzi.
Sei stato il miglior esempio possibile per il ragazzino che ero.
I libri che leggevi, le considerazioni che facevi, potevo ascoltarti per ore e non stancarmi mai, l’unico insegnante che valesse la pena di seguire.
Ci hanno provato in tanti, dopo, a raccontarmi la vita, a dirmi come dovevo fare, perché gli altri credono di saperne sempre più di te. Tutti hanno una lezione da impartirti, ma non sanno veramente quello che dicono, credono soltanto di saperlo.
Ho glissato, ho studiato, ho vissuto, ho osservato, scandagliato, analizzato, avvertito, ascoltato, odiato, amato.
Ho capito.
Saresti fiero di me, per come sono diventato, per come sono cresciuto.
Ne avevo avuto già coscienza, di averti superato, soltanto che adesso il divario tra noi due è tanto netto che quasi mi spiace, quasi non riesco a sopportare l’idea dell’allievo abbia superato il maestro, perché non ho trovato altri punti di riferimento, perché ti sei fermato.
Non c’è un altro te, rimani insostituibile.
Sì, certo, ci sono state e ci saranno persone importanti, persone di un certo spessore, tu però avevi la stessa fame che ho avuto e che ho ancora io.
Tu non ti accontentavi, non era insoddisfazione, volevi il massimo e vivevi per raggiungerlo.
Non era una cosa che si poteva attaccare, imprimere a terzi, per cui ci eravamo semplicemente trovati, stesso desiderio di andare oltre.
Mi pesa che non ci sei più, ma senza drammi, mi pesa perché – seppure posso oggettivare da solo la mia evoluzione – avrei voluto lo constatassi personalmente, sentire – un’altra volta almeno – la pacca sulla spalla che mi davi quando ti riportavo un libro che mi avevi prestato o, quando, mi dicevi che ero stato bravo in questa o quella cosa.
Eravamo lì, non serviva niente, eravamo lì e non sapevo ancora che mi saresti mancato così.

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