E il freddo rigido è già relegato al trascorso,

un semplice maglione basta e la tenera frase di Lucky de “La carica dei 101” non è più attuale. Ero a cena con Valerio ieri sera e mentre mi aggiornava dopo qualche giorno in cui non ci vedevamo (quanto cazzo sono buoni quei tonnarelli al tartufo), riflettevo sulle trame della solita sorprendente vita, immancabile genitrice di costanti colpi di scena. Non posso dire che le cose non siano serene in questi giorni, avrei soltanto bisogno di qualche ora di sonno in più, in un presente incalzante che non avevo pianificato in toto, tuttavia – incredibilmente – è un po’ che ogni persona che ho intorno o quasi, è convinta di sapere quello che penso, sento e faccio. Mi domando come non sia più facile chiedermi le cose apertamente, anziché costruirsi immagini falsate e tutto sommato dannose. Evidentemente è più utile crearsi realtà distorte per riuscire a motivarsi in una certa direzione. Parlavamo di sentimenti, di sicurezze e insicurezze e credo che i sentimenti siano particolari, incontenibili, straripanti e qualche volta pure fuorvianti, sicuramente alcune di noi riescono ad ometterli più velocemente rispetto ad altri, non è il mio caso comunque. Sono bravo – parecchio bravo, diciamocelo – ad andare avanti, a costruire strada, ma il cuore ha un proprio corso che va rispettato, per non pagare conti salati nel proseguo. Per questo gli sto concedendo i giusti tempi di recupero.
Sono contento delle scelte che ho fatto, delle decisioni che ho preso, stare da solo – ora – non mi pesa in alcuna maniera, ho imparato a bastarmi quando un lustro e più fa mi era stato imposto, imparando a conoscermi tra pregi e difetti e non puoi fuggire da te stesso perché ti segui davvero ovunque.
E ieri ti pensavo più di quanto non avvenga solitamente, dopo l’ennesimo “Ahà”, dopo altri riferimenti che preferisco non rendere pubblici e l’incontro fortuito, ho creduto che sì, che avrei potuto esprimerlo che c’eri in modo più consistente e non me ne pento assolutamente: forse se avessi letto meglio quei fogli che hai avuto per il tuo compleanno, avresti avuto un quadro maggiormente completo della situazione attuale e avresti evitato di congetturare. Pazienza, non cambierà la mia idea di te, ti voglio bene per come sei, anche per le tue risposte inaspettate, per quando mi attacchi o entri giustamente nel tuo ruolo di distaccata, non fa più male e chissà, magari, ad un certo punto, riusciremo ad avere un dialogo onesto, senza preconcetti, ma di certo non ripiegherei su di te per una serata andata storta, ti stimo abbastanza per non farlo. Potremmo lavorare insieme per il soggetto del prossimo romanzo, perché di fantasia ne hai tanta quanto me. Quando mi giro una sigaretta vuoi che non sorrida per l’ovvio collegamento?
Chiarito questo, ringrazio chi mi ha sorpreso con quel messaggio che ho letto più volte, certe parole arrivano anche dove provi a filtrare.

N.B. Deca, me la pagherai ^^

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