scindere il giusto dallo sbagliato, considerare i limiti di un orizzonte che ha margini sempre meno definiti. In alcuni posti del mondo cielo e mare hanno un colore tanto similare che non vi è alcuna demarcazione a separarli.
E così, con partecipazione frenata, osservo senza messa a fuoco definita, in una miopia che non è negli occhi catturati dagli occhiali, bensì nelle percezioni che inglobano e sintetizzano ogni emozione che gli viene sottoposta. Un’elettrolisi perpetua a condensare battiti qualche volta irriconoscibili, in una composizione chimica dalle formule tuttavia conosciute. E non si ha bisogno nemmeno più di tempo, non si ha bisogno di capire, analizzare, è soltanto quello che è.
Un odore.
Una parola.
Un gesto.
Una risata.
Uno sguardo.
Un silenzio.
Un colore.
Una bugia.
Una verità.
Una promessa.
Un ricordo.
Un’allegria.
Un dolore.
E nella scansione completa dei giuramenti accatastati, ogni cosa è esattamente come supponevo che fosse, e rimane solo una domanda e una risposta che non voglio dare: non servirebbe.