nonostante il tempo piovoso e abbastanza rigido. Il clima è comunque irrilevante. Pensavo che ho fatto tanto, che ho fatto tanto davvero e che non ho voglia di fermarmi, che ho un’urgenza costante di proseguire su questa strada, di progettare, pianificare, costruire. Vivere con l’angoscia di mettersi costantemente in gioco sarebbe un errore imperdonabile. E infatti lo evito da più di trent’anni, ottenendo risultati più o meno soddisfacenti, io ci provo eccome. Che l’intentato mi sia sempre pesato è ormai fuori discussione e allora giù a dar del mio. È che la vita va di corsa e allora meglio anticiparla e vedere a che punto ci si trova quando ci fermiamo un attimo a tirare il fiato. Che l’amore conta è vero, ma è altrettanto vero che sono tanti gli stati d’animo a spingere nel fare. Che è fondamentale potersi fidare di una persona e avere il coraggio di affidarle il cuore, ma che non è possibile farlo se non si è in pace con se stessi. Che non sarei io se non mi infilassi nelle condizioni più complicate per poi goderne quando con fatica ne vengo a capo. Che avere pazienza è davvero importante, ma che è altrettanto importante che questa non diventi un alibi. Che la paura sedimentata dentro non può essere soltanto omessa per sopravvivere, perché per vivere – vivere davvero – bisogna affrontarla ed estirparla. Che non bisogna girarsi dall’altra parte quando si commette uno sbaglio: è giusto prendersi le proprie responsabilità ed esternare un sincero “mi dispiace’. Io ho voglia di arrivare per poi andare oltre, e di nuovo ripartire per poi andare ancora finché ce n’è, finché il cuore ce la fa, finché ci saranno sogni da realizzare. Io non mollo.
..io resto qua nell’irrealtà
dell’immenso fondo del mio mondo a metà,
sarà una nuova età o solo un’altra età,
il volo di un eterno istante
nel mio cuore di aliante..
(Claudio Baglioni – Cuore di aliante)
Tanto è difficile dire “scusa, mi dispiace”, quanto lo è anche l’accettarlo ed il perdonare. Due cose separate ma inscindibili se veramente si vuole essere in pace con se stessi da ambo le parti. Può esserci l’una senza l’altra, e viceversa, ma non può esserci la completezza senza la presenza di entrambe.
Comprendere è un passo; perdonare, un salto.
Credo che il segreto sia nell’accettazione: chi siamo, quello che ci capita o quello che ci facciamo capitare. Soltanto accettando poi si puo` fare un altro passo per il dopo.