– che sono andate altrove – sembrano zucchero filato, le città dei formicai. Il cuore sempre lo stesso però, perché puoi anche guardare da altre prospettive e distanze, ma certe sensazioni le abbiamo dentro e non possono essere estirpate con il solo pensiero: cambiare l’essenza di ciò che siamo sarebbe un obbligarci al non vivere la nostra natura, tuttavia abbiamo il dovere inappuntabile di fare del nostro meglio per vivere al meglio. Il meglio però passa dal non fossilizzarsi su modelli triti e ritriti, non camminando la solita strada che induce sempre allo stesso posto e presumibilmente al solito errore. Dunque rinnegare se stessi per essere quello che vogliamo o avallare il caso e l’essere come si è? Ma la vera domanda è: sappiamo veramente chi siamo? Cosa si trova sotto la coltre delle direttive che ci sono state imposte nei secoli? Siamo come vogliamo essere o siamo come vorrebbero che fossimo?
Quando qualche settimana fa ho cominciato questo percorso assolutamente inedito, ho avuto alcuni dubbi, inevitabilmente. Modificare la percezione di quanto si dà per assodato per decenni (come nel mio caso), implica un certo sforzo e un certo impegno, ma dopo qualche giorno di empasse e una strana insicurezza, ho avuto la sensazione che stessi prendendo il giusto percorso, fino ad ora che ne ho l’assoluta certezza. Facciamo un gioco insieme, seguitemi anche in questa follia. Il preambolo è questo: le nostre percezioni dipendono dai nostri schemi mentali e dalle immagini che costruiamo sulla base di questi, in parole semplici: se vogliamo possiamo cambiare il modo di avvertire e vedere le cose rispetto alle nostre routine interiori, perché ciò che sentiamo quotidianamente è dettato da come le viviamo visivamente dentro di noi. Sembra assurdo, ne convengo, eppure è davvero così. Come detto anche io ho avuto delle titubanze in merito, ad ogni modo un esempio oggettivo può aiutarci a mettere a fuoco. Dunque facciamolo: immaginate una persona che trovate sgradevole, non piacevole, una persona che in altre parole vi stressa soltanto pensandola, mettetela bene a fuoco: ci siamo? Delineate bene ogni dettaglio e se si tratta di un’immagine in movimento fermatela, come se steste premendo il tasto di “pausa” nella vostra mente. Ora che l’avete fermata, che il tutto è una sorta di diapositiva, togliete i colori, fate in modo che diventi in bianco e nero. Quindi ora dovreste avere in mente una sorta di fotografia in bianco e nero della persona in questione. Proseguiamo rimpicciolendo la foto e allontanandola dal vostro campo visivo mentale. Dovrebbe infastidirvi meno a questo punto, ma possiamo fare di meglio, aggiungendo a quella piccola figura un naso da clown, dei baffetti un bel sorriso e delle orecchie da coniglio, ancora dargli una voce sexy o al contrario assolutamente simpatica alla Eddie Murphy. Pensando il soggetto in questo modo, certamente lo avvertirete meno pressante, stressante o minaccioso o noioso rispetto all’inizio e se manterremo quest’associazione rispetto alla persona in questione, senza dubbio quando ci capiterà di incontrarla, avremo una reazione non negativa come nel passate occasioni. Spero di essermi riuscito a spiegare nella maniera migliore, ciò che voglio che sia chiaro è che le sensazioni che avvertiamo rispetto alle persone, alle condizioni, a quanto abbiamo intorno, dipendono esclusivamente da come le rappresentiamo mentalmente dentro di noi. Il problema fondamentale è che l’esterno inficia in maniera costante il nostro interno in modo del tutto inconscio. Raramente ci accorgiamo di un’influenza. Se dieci persone affidabili vi parleranno bene di me, inevitabilmente quando mi conoscerete non potrete che avere già una proiezione positiva ed essere ben disposti. Ovviamente senza i testi adatti – sto studiando con attenzione nei ritagli di tempo – non mi sarei arrogato il diritto di scriverne e di consigliarvi e visto che questa mia nuova consapevolezza e conoscenza, senza dubbio, influirà il mio essere nei giorni a venire, pensavo di scindere i miei post personali da quelli che mirano alla crescita personale. Vedrò come organizzare la cosa. La vita è realmente preziosa, ognuno di noi è convinto di conoscere se stesso fino in fondo, mentre in realtà questo avviene raramente, perché spesso ci muoviamo soltanto per guadagnare l’apprezzamento altrui e difficilmente edifichiamo la strada per il nostro sogno. Buon weekend a tutti.
Molto interessante questo tuo Post..
Siamo tutti abituati a percorrere sempre la stessa strada..per abitudine e credo anche per paura di abbandonare una strada sicura per una incerta..fa parte delle paure dell’uomo in generale.
Sappiamo veramente chi siamo? Eh domanda molto difficile la tua..non sarei in grado di rispondere perchè chi più chi meno siamo tutti ingabbiati in rigide convenzioni sociali che si tramandano da tempo e tutti anche un pò schiavi di una società che vi vuole omologare.
Molto interessante il tuo percorso..ho seguito il tuo esempio..certamente non è un esercizio semplice da fare ma concordo nel dire che si possono cambiare le percezioni che abbiamo nei confronti degli altri dipende da quale e da che punto ci mettiamo ad osservare l’altro. Non lo so se sono in grado di farlo sinceramente ma può essere un modo per provare a stare meglio anche con se stessi oltre che con gli altri.
Buona serata
Ciao Martina,
sono d’accordo, l’abitudine ci da’ qualche sicurezza in piu’, ma mina terribilmente alla nostra realizzazione. Scoprire chi siamo e’ un diritto che ci dobbiamo. Odio dover ricordare che c’e’ una sorta di countdown invisibile sulle nostre teste, tuttavia deve essere considerato e da qui la considerazione di quello che veramente siamo e vogliamo.
L’esercizio non e’ dei piu’ semplice ne convengo, comunque prossimamente riprendero’ il discorso, vediamo se partendo proprio dalle basi riusciamo ad arrivare al fine.
Grazie per essere passata, buon inizio di settimana!:-)