Ci sono incontri che ti rimangono addosso,

persone che ti lasciano qualcosa di più, che hanno un carisma particolare, nella vaghezza di parole che si cicatrizzano lì e non fuggono via un istante dopo, di sguardi e tonalità che sono piacere e non fastidio, di brevi contatti che sono scintille, di espressioni che arrivano più al di dentro di quanto ti aspetteresti tornando da una Roma stanca e bagnata alle otto di sera ritrovando l’odore di una semi sconosciuta che oggi ha un nome, un ruolo e una sensazione suscitata che gli è propria, che forse non sarà un poi, ma che è stato un adesso. E il cuore è il vento che gira foglie e chiude finestre e vuol farsi notare, mentre i rumori sullo sfondo sono tanti, ma ne coprono altri ancora, pure quelli di uno stomaco troppo vuoto, messo alle corde da un allenamento che è sempre più intenso per la voglia – inarrestabile – di stremarmi. E la notte e il ricamo di una vita che sa di vita e delicate nostalgie, ma non di attese da demandare a un altro giorno.
E i nuovi desideri prendono il posto di quelli consunti e constato un’altra volta sulla pelle che il tempo si porta via tutto il male, e, purtroppo, prova a portarsi via pure tutto il bene.
Non me lo ricordavo d’altronde, mentre ordinavo una cena evidentemente proteica cercavo un dettaglio, provavo a mettere a fuoco un’immagine e un’istantanea di uno ieri strappato via.
L’unica bugia che non potrò mai confermare mi rimane accanto come il migliore dei cani.
Poi ho smesso di pesarla e con l’atteggiamento che è proprio di questo presente ci ho sorriso su.
Forse io non sono Nero, ma Nero non riuscirà mai ad essere me.

E quando ci rincontreremo in un’altra realtà,
coi nostri cuori al sicuro dentro l’anima,
io ti riabbraccerò e forse ti dirò,
quello che adesso non so.
(Marco Masini – Quello che adesso non so)