e le indossavo in relazione all’occasione. Un comportamento, un atteggiamento, un’espressione, una modalità che di volta in volta si adattasse al contesto. Sono andato a cercarle nella scatola dei ricordi, le avevo lasciate lì anni fa. Non mi sono mancate, tuttavia erano un aiuto, una sorta di stampella, un sostegno ed erano tutte legate a determinati momenti, definiti me. È così che va, ti svegli un giorno e pensi che sia cambiato tutto, mentre in realtà è soltanto un processo lento sullo sfondo che non riuscivi ad intuire e che già si era avviato. Mi dovevo di più, sono diventato di più e sto avendo di più. Un crescendo che ho potuto comprendere soltanto riscoprendomi in questi cinque anni di post lasciati di volta in volta per me e per voi. Mi sono poi seduto all’angolo di quello che era il mio rifugio un quarto di secolo fa e non ho pianto come sarebbe stato lecito aspettarsi: sono scoppiato a ridere. Mi sono ritrovato così, in una sera di un giorno qualunque di alcune settimane fa, mi sono ritrovato perdendomi e non sapendo dove cercare. Mi sono ritrovato così, nella conferma che i Lego che montavo da bambino ora sono le parole che leggete ancorando gli occhi alle mie pagine. I pensieri che esprimo maturando la mia intimità, il tragitto che costruisco a forma di me. Avevo creduto potessi essere felice solo con lei, le avevo giurato amore, un amore per sempre, lo avevo fatto nell’eterna omissione che di infinito non esiste nulla. A riguardarmi ero così preso, tutto un voler dare garanzie, cercare di controbilanciare le sue mancanze, le sue insicurezze: credo che alcune di voi avrebbero pagato per vedermi in quel modo, in quell’impegno assiduo di stupire, confermare e amare. Allora ci incastravamo perfettamente nell’incredibilità dell’essere come eravamo. Prima di diventare gli sconosciuti che siamo. D’altronde le favole si rovinano quando le prime nuvole conquistano la scena e noi non eravamo stati abbastanza bravi a soffiarle via. So che vuol dire camminare il tempo con il cuore che supplica quell’amore che non puoi avere indietro. So che vuol dire attraversare i soliti contesti nel peso di quell’assenza. Conosco la rabbia dei silenzi imposti, la difficoltà dell’andare avanti, la malinconia dei ricordi leggendo un messaggio, ritrovando una sensazione, un film, una canzone, un oggetto. Il dolore nell’accettare che un’altra persona abbia preso il tuo posto. L’asprezza nel ripensare alle ultime parole scambiate, la tristezza nell’assodare le promesse non mantenute. Conosco così bene tutto questo che scuotere la testa è stato un automatismo. Anche questa volta non inizia o finisce niente: tutto ciò ne è solo il naturale proseguimento. Si passa oltre. La differenza, ora, è nell’oggettiva consapevolezza di questo. Le donne che ho amato, quelle che ho rifiutato, lasciato. Ho smesso di crogiolarmi nel rimpianto di quanto è stato, di quello che non è andato. Ho dei doveri verso me stesso. Nella leggerezza e nella serietà che la frase appena scritta ordina. Mi è sempre piaciuta l’immagine delle gocce di pioggia che scivolano sui vetri. Quelle gocce sono identificabili proprio in noi: gocce che si incontrano, che si uniscono, che si dividono e che a volte sanno anche ritrovarsi mentre si consumano e quel consumarsi non è altro che lo scandire del tempo. Non vivo come se ogni giorno fosse l’ultimo, improponibile, ma nemmeno come se ve ne fossero troppi, nel bisogno di strappare vita alla vita in ogni secondo. Non sono il detentore dell’assoluta verità, penso di averlo lasciato impresso qui più volte, tuttavia ha il suo fascino non subire quanto accade, ma assaporarlo, gustarlo. Quando la morte non è paura, ma stimolo a vivere, allora sì, allora capisci che perdere tempo è l’ultima cosa che puoi permetterti. Che trascinare avanti rancori, malinconie e nostalgie non ti servirà a nulla, sarebbe solo zavorra.
Ben ritrovati.
…Le difficoltà arricchiscono,
quella rabbia è utile anche lei…
(Renato Zero – Una vita fa)
…storie così non finiscono;)
…non c’è molto da dire. ti voglio un bene pazzesco, ti ho sempre detto che, anche contro i miei piccoli orgogli, farei di tutto per regalarti un momento felice. “Come prima” non si può dire, non tutti capiscono e capiranno ciò che ora in un silenzio pesante sta cambiando. Mai convinta che ti meritasse appieno, mai negato e mai nascosto; che darei per vederti sparire come prima sapendo che sorridi.
A quando lo svelare chi sei?
Ti voglio bene anche io piccina e lo so che preferiresti che risparissi come quando stavamo insieme, ma è un discorso che abbiamo fatto mille volte: lo scoprire che ci sono felicità alternative, che la vita non finisce finché ce n’è da vivere, che a volte si è costretti ad accettare, pure se non è tutto da buttare… beh, non l’hai detto anche tu che sono ulteriormente cresciuto? :* In fondo, è amore anche questo:-)
Conosco tutto questo..lo sò ho avuto una storia come la tua .Sò anche che passo dopo passo si ricostruisce..anche la voglia d’amare..te lo assicuro ed è diverso ma ugualmente splendido.ormai dalla mia sono passati 2 anni.
Ciao Mari,
quanto tempo è passato dall’ultimo tuo commento ad un mio post, sono contento di sentirti e di saperti serena, ci sentiamo presto, tornerò anche io sulle tue pagine. Un bacio enorme:-)