in quelle attese che a volte sono dolcissime ed altre snervanti.
Guardi il telefono con fare intimidatorio “mo’ se non squilli ti lancio dalla finestra!”, tuttavia l’iPhone ‘sta volta è incolpevole, non dipende dai capricci di rete il mancato arrivo della telefonata che attendi.
La burocrazia, signori, è una delle piaghe di questo secolo.
Me ne guardo bene dal starci troppo in mezzo, riesco ad evitarla con buona continuità, ma alcune volte è proprio impossibile.
Pazienza, quanta ce ne vuole.
Anche con me bisogna essere pazienti, me ne rendo conto. Applaudo la capacità di chi riesce a stare dietro ai miei cambi repentini, ai miei desideri costanti, alla pentola scoppiettante che fa rumore nella cucina della mia testa.
Ho una personalità sfaccettata, lo so, sono un dado con dei lati marcati e particolari.
C’è ancora da fare, parecchio da fare, ma nella faretra del cuore ho ancora parecchie frecce della determinazione da scoccare.
E poi mi emoziono ancora tanto, specialmente in un certo contesto e con certi discorsi.
“Un cucciolone” direbbe chi so io.
Un altro lato, pure quello.
E il tempo ha l’aspetto del momento, a volte è un treno in corsa che non conosce fermate lungo il binario, a volte somiglia ad un’ansia lieve che coccola i sensi, altre alla frustrazione della lentezza esasperante di un pigro slow motion.
Non abbiamo mai avuto un gran rapporto e chissà se prima o poi faremo pace.
Non rimane che occuparlo nella maniera migliore, mentre le supposte speranze e intuizioni si concretizzano e la febbre, per questo weekend, sarà soltanto un ricordo.
Dai tempo al tempo Già.
Eh gia’